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Le erbe di Marzo – Il Biancospino

Biancospino (Crataegus oxyacanta – monogyna)

Appartenente alla Famiglia delle Rosacee, il Biancospino è una pianta largamente diffusa in tutta l’Italia fino alla zona montana; si trova un pò dovunque nei luoghi incolti, nelle siepi e nelle macchie. Si presenta normalmente come un arbusto ma qualche volta raggiunge le dimensioni di un albero, è molto ramificata con rametti spinosi.

I Fiori di Biancospino, di colore bianco-rosa, sono la parte (droga) della pianta di maggior interesse erboristico, si raccolgono in marzo-aprile quando sono in boccio o cominciano appena a sbocciare recidendoli con le foglie che li circondano e un tratto del rametto su cui sono inseriti. I costituenti principali dei fiori di Biancospino sono: flavonoidi quali vitexina e iperoside, procianidine e piccole percentuali di olio essenziale.

Il mondo classico non conosceva l’uso terapeutico di questa pianta. I Greci la associavano alla speranza e alla fertilità: era un ornamento delle giovani spose. I Romani ne adornavano le culle dei bambini per allontanare gli spiriti maligni. Fu solo verso la fine del ‘900 che alcune ricerche di medici americani, proseguite poi dal medico francese Leclerc, portarono a diffonderne l’uso in modo significativo.

Gli studi moderni la caratterizzano come principalmente indicata in disturbi dell’apparato cardiovascolare (tachicardia, ipertensione….), tuttavia l’uso tradizionale come pianta rilassante resta uno dei più noti e ovviamente risulta la più indicata nei casi dove fenomeni come la palpitazione o un leggero aumento della pressione arteriosa sono causati da un periodo particolarmente stressante e per questo motivo da alcuni viene definita la “valeriana del cuore”.

USO E DOSI

In Erboristeria preferiamo usare la tisana di sommità fiorite: 2 gr. in 150 ml di acqua bollente, infondere per almeno 15 min. coperto. Assumere da 1 a 3 tazze al dì. A seconda dei casi si possono associare altre piante officinali che lavorino in sinergia (Passiflora, Camomilla, Escolzia…….)

La letteratura non segnala effetti secondari tossici e secondo alcuni autori possiede un elevato grado di sicurezza anche per uso prolungato, tuttavia in presenza di patologie importanti si consiglia di chiedere il parere del proprio medico.

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